L’OPERA
Christo – Wrapped Globe (Eurasian Hemisphere)
L’opera del 2019 di Christo Wrapped Globe (Eurasian Hemisphere) mostra una rappresentazione del globo terrestre avvolto in un telo di plastica e appoggiato su di una schiena femminile nuda. Christo, artista tra i più noti della corrente della Land Art, tratta così il delicato quanto attuale tema ambientale, facendoci riflettere sulla vulnerabilità del pianeta Terra.
L’immagine del globo è ripresa da una mappa dell’area europea e asiatica degli anni Sessanta del secolo scorso, mentre la precaria collocazione della sfera su un dorso femminile reinterpreta il mito del titano Atlante che, secondo la mitologia greca, reggeva il mondo sulle proprie spalle.
Wrapped Globe (Eurasian Hemisphere) è una serigrafia che combina anche la tecnica del collage e fa uso di materiali quali matita, carboncino, pastello, pastello a cera, teli di plastica, spago, vernice a smalto e nastro adesivo. Come molte delle opere di Christo la materialità è una caratteristica fondamentale ed è intrinseca all’opera.
È in edizione limitata di 250 (160 + 90) esemplari e misura 85.5×75 cm. Reca di fronte sul cartoncino la dicitura “Wrapped Globe (Eurasian Hemisphere)” affiancata dalla data e dalla firma dell’artista.
Christo, Wrapped Globe (Eurasian Hemisphere): Prezzi e Quotazioni
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L’ARTISTA: CHRISTO
Christo – Biografia dell’artista della Land Art
Christo è un’artista di fama mondiale, classe 1935 nato a Gabrovo.
Di origini bulgare, Christo Javašev inizia a studiare arte all‘Accademia Nazionale d’Arte di Sofia. Affina successivamente la sua istruzione prima a Praga, per poi spostarsi a Vienna, nel 1957, dove frequenta l’Academy of Fine Arts.
Arrivato a Parigi nel 1958 si trova costretto ad affrontare una difficile condizione sociale: essendo considerato un apolide, infatti, viene ghettizzato, costretto a guadagnarsi da vivere come ritrattista di strada.
Circondato da un clima artistico fervente, l’artista Christo aderisce al nuovo movimento artistico del Nouveau Réalisme fondato da Pierre Restany. Nello stesso anno incontra quella che diverrà su
moglie e partner d’arte Jeanne-Claude Denat de Guillebon.
Poco tempo dopo, Christo dà inizio al suo celebre lavoro di Land Art, con il progetto Packages and Wrapped Objects, in collaborazione con la moglie Jeanne-Claude.
Impacchettando oggetti di uso quotidiano con tessuto, corda e spago, l’artista Christo li priva della loro funzione originaria. Il suo intento è quello di preservarli intatti per il futuro, attraverso uno stile ed un approccio diretto, immediato e radicale. Grazie a questo progetto artistico, Christo inizia a costruire una carriera artistica in cui la trasformazione di oggetti e luoghi quotidiani diviene tema centrale.
Alcune delle opere più maestose che hanno portato questo artista alla fama mondiale sono state Wrapped Coast vicino a Sydney (1968–69), Valley Curtain in Colorado (1970–72), Running Fence in California (1972–76), Surrounded Islands a Miami (1980–83), The Pont Neuf Wrapped in Parigi (1975–85), The Umbrellas in Japan and California (1984–91), Wrapped Reichstag in Berlin (1972–95), The Gates in New York’s Central Park (1979–2005), The Floating Piers at Italy’s Lake Iseo ( 2014-16), e The London Mastaba sul Serpentine Lake di Londra (2016-18).
Le numerose opere d’arte di Christo e Jeanne-Claude hanno trasceso i confini dell’architettura, della pittura e della scultura, miscelando il concetto tradizionale dell’arte con quello di quotidianità.
La Land Art
Per Land Art si intende un particolare tipo di arte contemporanea nata alla fine degli anni ‘60 negli Stati Uniti che prevede l’intervento dell’artista sull’ambiente esterno, integrando quest’ultimo all’interno dell’opera d’arte. Portando la riflessione al rapporto dell’uomo con l’ambiente in cui vive, la Land Art sfida i limiti dell’arte tradizionale, in particolare della pittura e della scultura.
La territorialità viene così messa in dubbio, portando a domandarci sulla relazione natura-cultura che da sempre ha caratterizzato la vita dell’uomo. L’utilizzo di materiali artificiali nell’ambiente, come tessuti sintetici, dà vita a giochi dinamici tra la naturalità orizzontale del paesaggio e la verticalità dell’elemento artificiale, e viceversa.
Questo tipo di arte ha rivoluzionato l’arte occidentale, realizzando opere di carattere transitorio che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte. La Land Art infatti ha messo in luce l’impatto che l’intervento umano ha e può avere sull’ambiente in cui vive.
Fra i maggiori esponenti della Land Art, ricordiamo Smithson, Oppenheim, Long e Christo.
Lago d’Iseo – l’Opera The Floating Piers
Lavorando in tutto il mondo, dall’Europa agli USA e agli Emirati Arabi, Christo ha sempre pensato e progettato installazioni specifiche in base al luogo in cui dovrà operare.
In Italia Christo ha realizzato ben due opere d’arte di Land Art: la prima nel 1970, impacchettado il Monumento a Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo e Il Monumento a Leonardo da Vinci in Piazza della Scala, utilizzando polietilene e corda. La performance è durata due giorni.
Il secondo intervento in Italia è stato anche il penultimo della carriera dell’artista Christo. Si tratta dell’opera The Floating Piers, ovvero la costruzione di un ponte fluttuante nel Lago d’Iseo, che collegava la terraferma a Monte Isola.
Prendendo ispirazione dai progetti mai realizzati per motivi tecnici del 1970 in Argentina (2000 Metres Wrapped, Inflated Pier) e quello del 1996 nel golfo di Tokyo (The Daiba Projects Water Projects), Christo e Jeanne-Claude riescono a dar vita ad uno dei più famosi interventi di Land Art della storia dell’arte.
L’istallazione di Land Art ha modificato per la prima volta nella storia di questo territorio: nel 2016, dal 17 giugno al 3 luglio moltissimi visitatori hanno potuto camminare per 3 km lungo questo percorso galleggiante, rendendosi parte integrante della realizzazione di questa particolare opera.
L’opera che ha valicato i confini dell’arte quanto quelli dell’ingegneria edile era costituita da una piattaforma di 200.000 cubi di polietilene totalmente riciclabile ad alta densità, ricoperti da un tessuto giallo-arancio che permetteva alle persone di camminare letteralmente sulle acque del Lago d’Iseo. La fama di quest’opera si è misurata anche nella vera e propria fase progettuale, tanto che l’Università di Harvard ne ha pubblicato un caso studio.
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